"Da quando ci siamo sposati -ci dicono- il nostro ambiente prediletto, domenicale, è stato un ippodromo, in qualsiasi parte d'Italia, d'estate e d'inverno".
Hanno gareggiato entrambi: il dr. Moretti fra i gentlemen -"ho vinto 93 corse, avrei voluto arrivare a 100..però sono tre/quattro anni che non corro più, mi dedico all'allenamento dei cavalli della mia scuderia- la consorte Loredana, anche lei guidatrice di vaglia, si laureò addirittura campionessa mondiale in Canada e vinse, unica donna europea, una corsa per ambiatori a Chicago".
Atod Mo, dunque. "È nato a Civitanova Marche, lo acquistammo che aveva due anni, nell'80. Lo facemmo svernare a Palermo, e qui fece segnare subito 17"7; poi a Napoli, dove vinse, finchè a fine marzo dell'81 fece il suo arrivo a Ravenna. Aveva avuto un incidente a Napoli, venne curato, si riprese e, in luglio a Bologna tornò alle corse".
Viene affidato alla guida di Luciano Bechicchi e inizia subito la serie dei suoi successi: vince cinque corse di centro a Cesena, altre cinque corse a Roma; a quattro anni, nella stagione scorsa, disputa 19 corse, vincendone 14; quest'anno fino ad ora 24 corse, con nove vittorie ed uno sterminato numero di secondi posti; solo una volta non va a premio. Batte tutti gli altri indigeni, quali Lanson, Sperlak, Fedone, Argo Ve, vincendo corse importantissime; batte anche parecchi amricani di primissimo piano quali "Our dream of mite", vincitore del Lotteria, "Song and dance man.."
Com'è Atod Mo? "Un cavallo coraggiosissimo, da fuori stronca gli avversari, in testa è imbattibile; è il più amato dagli scommettitori di Bologna e Cesena, li fa sempre vincere....".
A Ravenna Atod Mo è allenato dal dr. Moretti e dal guidatore Bechicchi; l'artiere è Tino Muccinelli, appassionatissimo; ha preso il posto di Mario Landi, scomparso nella primavera scorsa ad 84 anni, un personaggio dell'ippica.
"Atod Mo non ha natali eccelsi -ci dice ancora Moretti- ma il nonno è Tornese e credo proprio che Atod Mo sia di Tornese il vero erede". (..)"
estratto da un'intervista di Augusto Mari a Candido Moretti apparsa sul Resto del Carlino
ATOD MO
NELL’INTIMITA'
E quanto mai
opportuno nel momento in cui le cronache del trotto italiano parlano soltanto di
lui, guardare un po’ piu in profondita nel «fenomeno Atod Mo»; anche perchè,
andando alla scoperta del ... tigre che nasconde dentro, si mette in luce un
personaggio che rischia di essere un tantino dimenticato, e che invece ha parte
primaria nella meravigliosa avventura del «castrone voltante». Atod Mo, in
pratica, ha addirittura cambiato la vita di Candido Mario Moretti, che adesso il
medico lo fa soltanto per mezza giornata, il pomeriggio, perche la mattina
«deve» andare in pista. Lo attacca lui quotidianamente, fa prove, lo cura, e lo
consegna a Luciano Bechicchi soltanto il giorno in cui si corre. Si è completato
cosi un processo di evoluzione della sua passione di ippico militante, che è la
premessa di tutto il discorso che facciamo con Mario Moretti, alla scoperta
dell’intimità di Atod Mo.
– Oggi posso dire
che dall’ippica ho avuto tutto – riconosce Moretti – perche ho corso come
gentleman, poi tra i professionisti, sono stato rappresentante dei
proprietari e presidente di Società, e infine ho avuto Atod Mo che mi ha dato le
soddisfazioni massime che si possano avere da un cavallo. Non parlo soltanto
delle soddisfazioni del proprietario: sono anni, ormai, che dedico tutta la mia
passione all’allenamento, la cosa piu bella che ci possa essere. La corsa ti
impegna due minuti, la preparazione dura mesi, sempre. Tutti i giorni attaccare,
studiare, cambiare, indovinare. Tu credi, diventi un artista... I nostri
guidatori non possono essere artisti, hanno l’assillo del traguardo. Qui, in una
piccola pista di provincia lavori tranquillo, capisci meglio il cavallo, ti puo
venire l’ispirazione. E tutta un’altra cosa. lo tenevo due o tre cavalli da
gentleman, per me e per mia moglie; ad un certo punto sentii l’impulso di
toglierli al guidatore cui li avevo affidati in ellenamento: si era liberata una
scuderia qui a Ravenna, e i miei cavalli me li portai a casa, per seguirli
personalmente, a modo mio. Da quel momento praticamente non ho piu corso:
allenare e molto piu bello. Ho studiato – dice Mario Moretti – ho letto tutto
quello che ho trovato, ho parlato con quelli che ne sanno piu di me, sono andato
in America tutti gli anni, per imparare anche quello che fanno là. Ho domato tre
o guattro cavalli ogni stagione, o allevati da me, come Macis, o comprati da
puledri, come Civril, Quicona, Quorona, Sirual, Bishof, Batachim. Si puo dire
che ha corso l’80 per cento: un buon risultato del lavoro fatto con passione e
con l’aiuto di persone capaci.
– Fu Quando –
racconta Moretti – invece del solito viaggio in America, decidemmo di fare una
spedizione a Palermo, con i cavalli. Pensammo che ci sarebbero voluti un paio di
3 anni, e andammo da Mori, a trattare Atod Mo ed Atrumin Mo. Fu una trattativa
laboriosa: un giorno si andava avanti, ed uno si tornava indietro. Tutti li
volevano, ma nessuno li comprava. E alla fine concludemmo l’acquisto. Atod Mo
aveva fatto due corse, vincendone una. A Palermo corse discretamente, ma la
spedizione nel complesso fu un disastro: per la Sicilia fu anche un’estate
eccezionalmente fredda, e venne perfino il terremoto. Con Baldassare D’Angelo, a
Napoli, Atod Mo vinse la corsa di puledri che precedeva il «Lotteria». Fu il
primatista della generazione per un’ora soltanto, perche a Milano andò piu
svelto Astro, cavallo che poi spari. Ma subito dopo Atod Mo cadde in box e fu
sul punto di morire. Era intrasportabile, e dovetti aspettare 20 giorni per
andare a prenderlo col van e portarlo a Ravenna. Da allora e sempre rimasto qui.
Quando abbiamo provati di mandarlo via per più di gualche giorno, lo abbiamo
visto intristire, perdere la sua carica gioiosa. Cosi, da oltre due anni e
mezzo, sono lo schiavo di questo cavallo. Bechicchi e un ottimo interprete.
L’anno scorso ancora non ci credeva del tutto. E io lo capisco: e perchè non lo
lavora. Monta su e non sa esattamente che cosa può fare. Ma poi, dopo quei
risultati sonanti nel Repubblica, nel Due Torri, nel Terme di Montecatini, a
Torino e a Trieste, la fiducia e stata completa. Soltanto a Roma, in chiusura
d’anno – riconosce Moretti – non era lui: poteva essere in schiena a Micado C,
ma fu soltanto quinto. Il giorno dopo partivamo per l’America. Dovevamo star via
un mese, ma passati 20 giorni volli venire a casa, Non era trenguillo, e fu
un’ispirazione. Trovai non bene Atod Mo: aveva un garetto che gli faceva male.
Chiamai il dott. Orsi, l’unico veterinario che l’ha visto, ma due o tre volte
soltanto: l’anno passato corse da me il lunedi di Pasqua, perchè il cavallo era
zoppo e l’avevamo dovuto ritirare sul campo: ma era stato soltanto un foruncolo
in pastoia, e con un’incisione tutto fu subito risolto.
– Alle 8, al
massimo, sono all’ippodromo, tutte le mattine. Se non deve far prova, Atod Mo lo
attacco per ultimo: adesso ho sette cavalli in scuderia. Normalmente fa sei giri
a rovescio, uno quasi di passo. Due volte la settimana lo lavoro: tre uscite in
pista, la prima piano piano, per 5 o 6 giri, poi un lavoro a rovescio, e infine
2400 metri alla dritta. Non prendo nemmeno il cronometro, tanto debbo soltanto
trattenerlo per tutta la strada. Soltanto eccezionalmente, se sta un po’ di
tempo senza correre, cambio programma. Durante l’inverno e stato fermo 45
giorni, e il lunedi prima del Premio Encat l’ho mandato a Bologna per fare un
lavoro sostenuto con Bechicchi: ha fatto 1.20 il primo chilometro e 1.16 il
secondo, tirando indietro. Dopo la corsa, Brighenti mi ha detto: “Per battere il tuo ce ne vogliono due,
oppure il Tornese dei bei tempi...”. E Sergio e uno che sa quel che dice. Kruger
a Padova mi e venuto incontro e mostrandomi il cronometro ha esclamato: «Suo
cavallo 29 scarsi ultimi 400. Dio mio!».
– Ma è vero che tu
comprasti per buono Atrumin Mo, e Atod Mo era meno quotato?.
– No, venivano messi
praticamente sullo stesso piano. Purtroppo poi Atrumin si azzoppo senza rimedio.
Certo, da puledro, colpiva più lui, per la sua taglia, mentre Atod Mo era un
cavallino vispo, tutto brio. Si e consolidato con l’eta, diventando un atleta. E
rimasto un pacioccone, di carattere. Gradisce la compagnia, che è sempre
numerosa in scuderia: c’è una vera processione, negli ultimi tempi. E lui sta a
sentire la gente che chiacchiera nelle vicinanze del suo box.
– Un’altra leggenda
probabilmente, è quella che la famosa castrazione e avvenuta in due volte. Cosa
c’e di vero?
– Effettivamente
furono necessari due interventi, non uno, per eliminare le conseguenze della
castrazione. Lo mandai in clinica appena comperato, perche aveva un ascesso
nella zona dei punti. Poi aveva sempre un po’ di secrezione, segno che qualcosa
non andava ancora; finalmente, dopo cinque mesi, mentre lo passeggiavo mi
accorsi che spuntava qualcosa di verde: era un filo di sutura vagante, che si
era sciolto e stava venendo fuori. Cosi fu necessaria un’altra incisione.
– E di buon appetito
Atod? Che cosa mangia?
– Mangia un chilo di
biada tutte le mattine, appena arriva l’uomo, poi due chili e mezzo a
mezzogiorno, mista a carote e verdure varie, ed altrettanto alla sera. L’ultima
razione spesso se le sgranocchia di notte. Di fieno ne mangia una cosa giusta, e
lo vuole buono: lo vado a cercare io in montagna, e ne faccio una buona scorta.
Anche l’uomo che
segue Atod Mo e «speciale», e come l’allenatore non e un professionista ma un
autodidatta, per pura passione. Tino, in effetti, era il camionista che guidava
in van su cui veniva imbarcato Atod Mo da Mario Landi, un vecchio uomo di
cavalli con mezzo secolo di esperienza, che aveva incominciato con Gianni Gambi
ai tempi delle famose «frecce azzurre». Ultraottuagenario, Mario e morto circa
un anno fa: ha voluto essere sepolto con una foto di Atod Mo. Soltanto per lui,
non per altri cavalli, Tino, era camionista pensionato, ha accettato la vita di
scuderia ed e accanto ad Atod Mo tutti i giorni. Ultima domanda a Mario Moretti:
quando rivedremo Atod Mo?
– Dopo tre corse e
tre vittorie, bisogna pensarci. Non l’ho nemmeno iscritto al Lotteria, e solo
per le pressioni avute da Torino avevo preso in considerazione il «Costa
Azzurra», ma sono stato quasi contento del numero 15, per decidere di non
andare. Abbiamo ancora, una corsetta a Bologna il giorno 29: faremo quella, poi
si vedrà. Ma un cavallo così merita rispetto, e ci andiamo piano a fare dei
programmi che vadano al di là delle corse per indigeni.
intervista di Arrigo Martino a Candido Moretti
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Quando usciranno
queste righe, il «cavallo dell’anno» sara già stato eletto e quindi non mi si potrà accusare di propaganda
elettorale. Perciò posso parlare tranquillamente di Atod Mo, perche mi preme
soprattutto presentarvelo nell’intimo, spiegare che tipo sia, il suo carattere.
In genere ci si preoccupa poco, in Italia, del carattere dei cavalli, gli uomini
che ci lavorano insieme nella quasi totalità dei casi sostengono che sono
soltanto «bestie» e non si preoccupano proprio delle loro piccole o grandi,
palesi o nascoste esigenze psicologiche. Se la massa dei cavalli, specialmente
quelli da corsa, sono quindi considerati come... bè, diciamo solo che non sono
considerati, per fortuna ogni tanto c’e il campione che fa smuovere le acque in
questo senso, il pubblico specialmente e curioso di sapere che tipo sia, come
manifesti la sua personalita fuori dalla pista. E poichè Atod Mo e un campione,
non si potevano chiedere referenze ed informazioni altro che a Loredana e
Candido Moretti (che, non avendo figli, naturalmente hanno «adottato» a pieno
titolo il figlio di Tom Swift). Dice Loredana, mentre gli occhi gli si
illuminano: «Atod Mo e un bonaccione, un vero pacioccone. Non è viziato, anche
perchè non è il nostro unico figlio, ma ha le sue piccole manie. Prima e più
importante delle quali e quella di voler vivere a tutti i costi a Ravenna,
soltanto a Ravenna. Per il resto, possiamo portarlo a correre dove ci pare
purchè lui sappia che, dopo, tornera al suo box ed alla sua pista. Io penso che
i romagnoli, che lo hanno eletto loro beniamino e portabandiera, lo amino anche
per questo. Tutte le mattine Candido lo attacca per fargli fare ginnastica o
prova e lui esegue a puntino quello che gli si chiede. Poi, la domenica od altro
giorno comandato di gran premio, Bechicchi gli salta in sulky e avete visto
quello che sa fare. Anzi, tempo addietro accadde che Bechicchi lo volle portare
nella sua scuderia all’Arcoveggio, per averlo piu sotto osservazione, per
allenarlo personalmente. Non l’avesse mai fatto: Atod Mo comincio ad essere
pigro, svogliato, a rivelare una stizzosità che ne prima ne poi ha mai
manifestato: non solo, ma addirittura smise quasi di mangiare. Fu giocoforza
riportarlo a Ravenna. Ma, per dire che tipo è, il colpo piu divertente e
singolare accadde la prima volta che lo portammo in trasferta. Fu a Trieste.
Qualche ora prima della corsa, il lad Celestino Muccinelli – un tipico romagnolo
entusiasta, che ha cambiato mestiere per poter stare vicino al nostro cavallo –
corse trafelato da noi per comunicarci, con voce rotta dall’emozione, che Atod
Mo era steso sulla paglia come morto e rantolava in maniera impressionante. Si
puo immaginare come io e Candido ci precipitammo al box col cuore in gola. Be,
Atod Ma era così preoccupato della corsa imminente che se ne stava letteralmente
stravaccato a dormire della grossa e lo spaventoso rantolo non era altro che un
russare da far tremare le pareti...». Questo è Atod Mo in privato: in pubblico
abbiamo visto come si comporta.